Il Totem (o nome di caccia) è un nome, di solito di un animale (ma a volte anche di piante, alberi o agenti atmosferici), seguito da un aggettivo, che viene dato a uno scout per sottolineare una sua caratteristica. Normalmente il nome dell'animale richiama una caratteristica fisica della persona, mentre l'aggettivo una caratteristica della personalità.
ORIGINI:Nel suo libro autobiografico "Lessons from the Varsity of Life" del 1933, il fondatore dello scautismo, Robert Baden-Powell racconta che, quando combatteva in Rhodesia(l'attuale Zimbabwe) i suoi nemici, i Matabele, lo chiamarono impeesa, termine da lui tradotto come "l'animale che si sposta furtivamente di notte" ("the beast that creeps about by night"). Di qui, tale animale che viene tradizionalmente identificato nel lupo; in realtà in Africa non vi sono lupi (se si eccettuano i pochi esemplari di lupo etiope in Etiopia), e infatti tale termine significa iena. B. -P. Non ha mai utilizzato tale nome nell'ambito dello scautismo, così come non ha mai utilizzato gli altri soprannomi che gli furono dati sia in Africa (Katankye, l'uomo dal grande cappello; Mhlalapanzi, l'uomo che si sdraia per sparare) sia dagli Indiani d'America (Pino solitario all'orizzonte). non attribuiva molta importanza alla totemizzazione, né usò mai il termine Totem con questo significato; tuttavia, lasciò che tale tradizione prendesse piede nello scautismo. Fu negli anni '20 che un giovane Commissario inglese, John Hargrave (White fox), lanciò questo gioco. Però lo portò tanto all'eccesso che B.-P. fu costretto a sconfessarlo e poi metterlo alla porta. Ma ormai l'idea era lanciata e fu seguita presto da un capo francese, Paul Coze (Panthère à l'affùt) che aveva vissuto a lungo presso gli Indiani d'America.
Le attuali tradizioni italiane sul Totem si rifanno anche alle pagine di "Scautismo per Ragazzi" (quinta chiacchierata), in cui Baden-Powell racconta la cerimonia iniziatica in uso presso gli Zulu. L'usanza voleva che il ragazzo, giunta l'ora in cui sarebbe diventato un guerriero (e quindi ammesso nella comunità degli adulti), fosse dipinto di bianco e allontanato dal villaggio. La pittura sarebbe svanita dopo un certo tempo, durante il quale il ragazzo avrebbe dovuto provvedere a sé stesso, ma senza farsi vedere da alcuno. Il ragazzo sarebbe stato chiamato ad affrontare numerose prove, disponendo solo del suo coraggio e della sua omertà. Si sarebbe preso cura di se per tutto il tempo necessario, e una volta tornato in tribù, gli sarebbe stato attribuito un nome di guerriero. Tale nome doveva rispecchiare il carattere tenace e l'audacia del ragazzo, e veniva discusso dal consiglio dei più anziani. In tal modo, il ragazzo avrebbe potuto apprezzare il nome e ne sarebbe rimasto fiero. Per ringraziamento, avrebbe preso spunto da tale nome per realizzare una statuetta del totem che lo raffigurasse, e che identificasse il suo spirito guerriero. Il ragazzo, ora adulto, entrava a far parte della comunità degli anziani, e avrebbe personalmente accompagnato i nuovi ragazzi nelle loro prove, per fornire anche loro di un valido nome da guerriero. Il nome veniva riconosciuto come entità sacra, come del resto il Totem che veniva consegnato alla cerimonia dal ragazzo che si apprestava a diventare adulto. Il totem veniva ritirato solo nel caso in cui un giorno il ragazzo avrebbe desiderato modificare il suo nome da guerriero. Solo in quest'ultimo caso, gli adulti avrebbero fatto ripetere la prova al ragazzo che avrebbe consegnato nuovamente il proprio totem, ricevendo una modifica al suo nome originario.
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